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La Corte dei Miracoli

Aderenti

                                                                           

CHI SIAMO…


L’associazione culturale La Corte dei Miracoli in collaborazione con Made in Puglia- Conversano (Bari) ha organizzato la rassegna CORPO D’OCCHIO:

LABORATORIO INTENSIVO SUL LAVORO DELL’ATTORE: 5 GIORNI CON MARCO SGROSSO
Lo studio, con lezioni di 6 ore giornaliere dal 30 Ottobre al 3 Novembre 2004, ha previsto un lavoro di esplorazione dei movimenti, seguendo le regole dell’improvvisazione: per far venire alle luce le potenzialità espressive di ognuno di noi. Luoghi privilegiati di tale ricerca sono gli strumenti di cui disponiamo: corpo e voce sono stati come scoperti nei loro doppi, cioè non solo come mezzi di comunicazione nella dimensione del quotidiano ma come fonte di creatività, strumenti d’espressione delle infinite possibilità della vita di ogni individuo. Marco Sgrosso ha fatto parte della compagnia di Leo de Berardinis per 15 anni. Dal 1993, dà inizio ad un’attività autonoma fondando, assieme ad Elena Bucci, la Compagnia Le Belle Bandiere. Come attore, ha lavorato anche con Macedonio, Cesare Ronconi, Martone, Moranti, Schmidt, in cinema e televisione.

LABORATORIO DI AVVICINAMENTO AL TEATRO PER BAMBINI DAI 5 AI 10 ANNI CONDOTTO DA VITO SAVINO
Il gioco come mezzo per catturare l’attenzione dei ragazzi e capirne la profonda e innata teatralità. I bambini sono stati accompagnati da Vito in un breve percorso alla scoperta-ricerca di quello che hanno già dentro: nulla di previsto o prevedibile, nessun testo da imparare a pappagallo, solo la loro voce e la loro creatività da fare esplodere. Al lavoro creativo e psicomotorio è stato affiancato un lavoro di affabulazione: dalla novella al racconto fino all’interpretazione. Le lezioni, della durata di tre ore, verranno tenute una volta alla settimana per i mesi di Ottobre, Novembre e Dicembre, con la presentazione di uno studio finale. Vito Savino è formatore ed attore. Dal 1996 si dedica sia all’attività laboratoriale con bambini, minori a rischio e portatori di handicap, sia al lavoro teatrale con l’Associazione La Corte dei Miracoli. Per informazioni chiamare i numeri 338 7019516 oppure 339 2742937, lacortedeimiracoli@freemail.it


L’associazione “La Corte dei Miracoli” nasce a Conversano nel 1996 con il laboratorio RAGAZZI A TEATRO nell’ambito del progetto “Daidalos” (DPR 309 Fondo nazionale per la lotta alla droga). Ha caratterizzato il proprio lavoro in questi anni mediante una produzione spettacolare legata fortemente ad una attività laboratoriale, avvalendosi della collaborazione di maestri di teatro quali Danio Manfredini, Paolo Baroni, Teresa Ludovico, Marco Manchisi, Marcello Prayer. L’associazione non ha fini di lucro e si propone lo studio e la ricerca con le altre realtà culturali del territorio promuovendo eventi “spettacolari”, laboratori ed aprendosi ad ogni forma d’arte.  


                                                                          

IL TEATRO PER NOI


“La Corte dei Miracoli” fa del teatro una bottega artigianale di azioni. In questi anni di laboratori e seminari, in cui è stato centrale il lavoro sulla continua evoluzione espressiva del corpo, ci ha accompagnato sempre la scoperta della necessità e soprattutto della gratuità di quelle azioni, per dirla con Antonin Artaud.  Azioni allo stesso tempo dettate dalla spiritualità di ciascuno e non imposte da tecniche accademiche, ma cercate nei  movimenti, nelle camminate, nei “modi di fare” e nel carattere di ognuno di noi, ma anche in quello che vediamo e che ci incuriosisce degli altri nella vita quotidiana. La gratuità è il concetto che sta alla base del nostro teatro-laboratorio: le azioni e i gesti non hanno un fine (rappresentare un qualcosa), sono gratuite, infunzionali, cioè valgono per sé e non devono dimostrare niente a nessuno.  Punto di partenza per questo lavoro è sicuramente stato Jerzy Grotowski ed il suo “teatro povero”: ciò che è centrale è l’attore e il suo corpo, null’altro. La scenografia è ridotta al minimo, rimangono solo alcuni indispensabili oggetti, ognuno dei quali ha un suo infunzionale, cioè un suo doppio che evoca e mai descrive qualcosa, come un ricordo, un momento, un altro oggetto. Evocazione come ricordo, dunque, non memoria dell’oggetto ma involontario smarrimento del soggetto. Ci viene in aiuto il pensiero  “sul sentir doppio” di Giacomo Leopardi:

  ”All’uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo e immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna, udrà cogli orecchi un suono di una campana; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita (ed è pur tale quella vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione”      


Anche la voce possiede un “doppio” in ogni risuonatore, punto dal quale viene emessa all’interno del corpo: dal basso ventre al diaframma, al petto, gola, naso, testa, nuca e reni. La voce diventa evocazione di personaggi: sono questi che si vanno modellando man mano su di essa e non il contrario.
Non ci piace parlare di rappresentazione o di  messa in scena perché pensiamo che nella vita ce ne siano già abbastanza, ci piace pensare a quella “condizione di solitudine esistenziale”  dell’attore che è il suo punto di partenza nel momento in cui ha maturato una coscienza tale che lo metta in condizioni di non poter più mentire andando appunto a rappresentare qualcosa. Semplicemente: lavorando sulla camminata di un personaggio, non descriveremo la sua camminata nei minimi particolari, ma ne evocheremo lo stile, essa ci ricorderà un’altra camminata, e comunque riserveremo sempre allo spettatore “un residuo non interpretato” di ciò che sta vedendo, mentre starà già “ascoltando con l’occhio” – come dice Carmelo Bene – l’evocazione di un’altra camminata. Lo “spettacolo” teatrale è un punto non solo di arrivo  ma anche di partenza per altro: il percorso è un risultato mai calcolato che fa parte di una necessità che ciascuno ha dentro e che esplica attraverso  azioni. “L’arte -diceva Antonin Artaud- deve rompere con la concezione imitativa per riuscire ad avere in un dato momento il massimo numero possibile di immagini fisiche e di significati, collegati ai medesimi movimenti. Le immagini e i movimenti non sono usati soltanto per il piacere esteriore degli occhi o delle orecchie, ma per quello più segreto e più profittevole dello spirito … così lo spazio teatrale viene utilizzato non soltanto nelle sue dimensioni e nel suo volume, ma, se così si può dire, nel suo substrato”.
Durante il lavoro di allenamento di gruppo è molto importante l’ascolto: di sé, dell’altro, del gruppo. Ascolto non limitato al solo udito ma esteso fino all’estremo, al visivo, al tattile, al percettivo. L’insieme  dei movimenti dei singoli  nello spazio e la relazione corporea con alcuni oggetti (un vecchio bidone, una catena, una sedia…) conduce alla creazione di un autentico linguaggio fondato su segni e non solo sulle parole.


                                                                          
ESPERIENZE

 
 Tra le produzioni teatrali:
“La corte dei miracoli (una storia non solo d’amore)”. Lo spettacolo ha visto coinvolti otto attori che interpretano due personaggi, Mimì e Andreas Kartak, nel raccontare la loro storia attraverso la poesia di Shakespeare, Rimbaud, Cioran, Rilke, Roth;
“Stultifera Navis – La nave dei Pazzi”. Progetto svoltosi nell’arco di sei mesi, costituito da una prima fase laboratoriale e successivo “evento spettacolare”, con la partecipazione di circa settanta  persone: trenta attori, Paolo Baroni alla regia, Teresa Ludovico, attrice del Teatro Kismet di Bari, che ha curato il lavoro sull’arte dell’attore, Mario Giannini, autore del testo, Rosanna Santamaria, tecnico del suono, musicisti specializzati in musiche e strumenti medievali, il coro dell’associazione musicale “Collegia Musica”, una banda di venti musicisti e quindici persone impegnate nell’organizzazione, coordinamento tecnico e promozione. La storia è incentrata sull’inquisizione delle streghe nel periodo medievale sullo sfondo di una compagnia di attori di un circo molto improbabile che porta i suoi “improbabili numeri” in giro per le città. Tra questi saltimbanchi c’è Venerina, fanciulla che verrà accusata e processata per stregoneria, ma che alla fine riuscirà a fuggire grazie all’aiuto del suo amato. Lo spettacolo itinerante, svoltosi per le viuzze del centro storico, era costituito da un corteo di tre carri i quali, avanzando per tre diversi percorsi, si riunivano nella piazza del castello di Conversano avvolto da un’illuminazione senza precedenti. E proprio lì avveniva il processo e la fuga della presunta streghetta (“masciara”) grazie all’utilizzo delle maestose macchine sceniche e di grandi manichini in cartapesta, frutti del laboratorio tenuto dal maestro Paolo Baroni.“Ubu Maior” tratto dalla piece “Ubu Roi” di Alfred Jarry. Evento a cui hanno partecipato una cinquantina di persone tra attori, musicisti, tecnici. Anche quest’esperienza era articolata in un insieme di laboratori (attoriale, musicale, drammaturgico e scenotecnico) che sono convogliati in uno spettacolo. Re Ubu è a capo di una nave che si capovolge su di un teatro (luogo in cui si svolge l’azione) e che vorrebbe conquistarlo per poter farci lavorare i suoi attori; Ubu è l’inventore della “patafisica” che è “la scienza delle soluzioni immaginarie” con la quale deve dimostrare di poter entrare in possesso del teatro. Regista e trainer sul lavoro dell’attore, Marco Manchisi.“Teatri Zingari e Pirati”, ciclo di quattro laboratori sul lavoro dell’attore, sulle contaminazioni tra musica e teatro, sulle tecniche attoriali e sulla rappresentazione corale tenuti da Marco Manchisi, Rosanna Santamaria, Marcello Prayer, Vincenzo e Roberto Viti.novembre 2003 – 3 dicembre 2003: laboratorio intensivo sul lavoro dell’attore tenuto dall’attore Totò Onnis con prova aperta finale basata su testi di Pierpaolo Pasolini, Charles Baudelaire, Stefano Benni e altri.- giugno 2004: spettacolo teatrale “Molto tempo fa ero una nuvola, una bolla di sapone…” di Vito Savino e Donatella Campanella basato su testi di Charles Baudelaire, Fernando Pessoa e Sarah Kane. Si ripercorre la drammatica storia di un matrimonio dalla lacerazione e divisione estrema fino al primo incontro.'04: "Nostra Signora Isabella" spettacolo itinerante per il centro storico di Conversano in collaborazione con la cooperativa "Armida" '04: spettacolo itinerante nell'ambito della manifestazione "Made in Puglia" tenutasi a Conversano tra piazza xx settembre e piazza C. Battisti.


                                                                          
“LUOMO DAL FIORE IN BOCCA: la morte e il suo doppio in due aberrazioni”


Lo spettacolo vede coinvolti quattro attori: Donatella Campanella, Roberta La Guardia, Gianni Piscinelli, Vito Savino.


IL TEMA

Un incontro: l’uomo con la morte. Una morte non immaginata, ma presente in “carne ed ossa e ferro”, se vogliamo. Una morte che interviene nella vita di persone diverse, offrendogli una possibilità di riscatto: c’è chi accetta la sua sfida, come il Crociato, e chi si sottrae, come “l’uomo dal fiore in bocca”, per attaccarsi sempre di più alla banalità dell’esistente.
Tra il Crociato, protagonista del film “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman, e “L’uomo dal fiore in bocca” abbiamo subito trovato affinità molto forti ma anche differenze stridenti. Infatti il primo, accettando di buon grado la vittoria della morte in una partita a scacchi, ricorda il secondo, con i suoi umani dubbi e le sue frustrazioni vomitate. Ma, mentre il Crociato utilizza gli ultimi momenti della sua vita per “compiere un’azione utile”, “l’uomo” si lascia morire, confortato dalla sua realtà confezionata “come dalle giovani di merceria…”.



SCHEDA TECNICA DELLO SPETTACOLO


Per la realizzazione dello spettacolo sono necessari:
kw di energia elettrica;nel caso di teatro all'italiana della larghezza di 7 metri e della lunghezza di 5 metri;
oppure:
spazio sul pavimento nel caso si disponga di spalti o anfiteatro per il pubblico, stanza alle spalle.


PROSPETTO DEI COSTI


Per la realizzazione dello spettacolo i costi sono inerenti alle seguenti tipologie di spese:
rimborso spese 800 euro + ritenuta d'acconto, service audio e luci

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